
Ogni volta che raggiungo il porto di Malta sono invasa da una doccia fresca d’entusiasmo, vedo l’ingresso in uno dei più spettacolari porti al mondo mentre i colori caldi e giallastri fanno sembrare le case protuberanze di rocce scolpite da un unico blocco. Insenature e baie ricche di storia con mura possenti e antichi cannoni che ancora guardano con un certo scetticismo le navi. Malta sembra tenere sempre e costantemente le distanze, sei vicino ma ti senti fuori dal mondo, e malgrado tutti capiscano un po’ d’italiano e parlino un ottimo inglese (non dimentichiamoci che molti vanno addirittura a studiare lì piuttosto che nel Regno Unito), la sensazione che è quella di incomunicabilità, di uno spazio vuoto da colmare. Un gradino che ancora resta da saltare tra me e questa isola dalla storia appassionante mi ha tenuta col fiato sospeso più nei libri e documentari che nella realtà.
Per chi è stato più volte al centro storico di La Valletta e non dispone di una giornata di sole per esplorare la costa, consiglio una visita a Mdina e Rabat, le due antich(issim)e città nell’entroterra dell’isola, poco distanti dal porto e belle da vedere anche sotto a uno scoraggiante cielo grigio. La soluzione più comoda, e sicura se non si ha troppo tempo, è noleggiare un’auto con autista e decidere (rigorosamente prima della partenza) un prezzo finale per i trasferimenti da e per il porto a orario fisso.
Mdina è una graziosa cittadella medievale, ma dalla storia ben più antica, soprannominata anche “La Città del Silenzio” per le sue spesse mura isolanti e i viali rigorosamente chiusi al traffico. Il nome dovrebbe calzare a meraviglia considerando le desolate stradine con vicoletti labirintici senza sbocchi apparenti, si, sempre se non capitate il giorno in cui fanno scalo a La Valletta almeno due o tre grandi navi da crociera. A quel punto Medina diventa più popolata dell’ipermercato di fiducia in tempo di saldi. Poco importa però, infondo se un posto è bello è normale che in molti vogliano andarci e tra gli individuali e tour guidati si finisce per essere un bel po’.
Camminando tra i vicoli sarete inevitabilmente attratti da Palazzo Falson, una residenza nobiliare ancora sfavillante e ricca di opere d’arte, abitata dai Gran Maestri dell’Ordine di Malta e ora musealizzata e aperta ai visitatori. Il cortile interno è bellissimo e con una scala decorata di ricami di pietra, tuttavia il biglietto d’entrata è piuttosto caro e alla fine ho deciso di saltare la visita. Un passatempo decisamente più economico è scattare foto a porte e portoni, a ceramiche di Madonne e Santi incastonate tra i muri, a piante che si aggrappano disperatamente alla pietra e a scalinate possenti che portano in nessun luogo.
Niente macchine né veicoli di alcun tipo, Mdina è la città perfetta per passeggiare, per sentirsi un po’ storditi tra atmosfere da fortezza medievale e architetture arabeggianti, giusto in tempo per veder spuntare fuori all’improvviso cabine telefoniche rosse come quelle di Londra, un pugno in un occhio davanti al delicato giallo ocra delle costruzioni antiche. Sbirciare tra l’arredamento di ristoranti e negozi è trovare vecchi cimeli e strane tappezzerie, insieme agli orologi vintage ed alle insegne semicoperte dall’edera e fiori rampicanti.
All’atmosfera da fortezza medievale e militare di Mdina ho preferito però le vie pianeggianti della vicinissima Rabat, pittoresche tra vecchie insegne scolorite, piccole edicole di santi e i gardjoli, i tipici balconi colorati ricoperti e chiusi con delle vetrate. Il design di queste originali verande è arrivato in eredità dal mondo arabo.
Da appassionata di Storia Romana non potevo mancare una visita alla Domus ritrovata proprio alle porte di Rabat, una residenza raffinata dell’antica Melite della quale resta ancora un bel peristilo con pavimento in mosaico. Il motivo centrale mostra una coppa con due teneri colombi, i colori sono ancora sgargianti e d’effetto.
Attorno al colonnato ricostruito per ricreare l’ambiente della villa, c’è anche un’esposizione di altri reperti archologici ritrovati nel sito, porzioni di affreschi, statue e oggetti di vita quotidiana.La residenza risale al I secolo a.C., costruita negli anni successivi la sottrazione di Malta dai domini cartaginesi, della sua elegenza originaria ci raccontano i resti che a fine dell’Ottocento sono tornati alla luce e le tante piccole sfumature dei mosaici, una complessità che testimoniava l’opulenza della famiglia per la quale furono creati.
Il cuore di Rabat è la grande chiesa di San Paolo, larga e imponente, anche troppo grande per essere guardata nell’insieme nella piccola piazza davanti al suo ingresso. La tradizione racconta che il santo arrivò a Malta dopo un brutto naufragio, trovò rifugio nell’isola ma venne attaccato da un serpente letale. Il veleno però non ebbe effetto su di lui e da quell’episodio catturò l’attenzione e la curiosità degli abitanti di Malta, l’immagine del serpente schiacciato appare ancora in tutte le statue che ritraggono il santo dentro e fuori la grande chiesa.
A San Paolo è dedicata anche una baia nelle terre a nord (dove si pensa abbia raggiunto la riva a nuoto, salvandosi dal naufragio) e le catacombe di Rabat, rifugi sotterranei pre esistenti ma usati soprattutto agli albori della cristianità.
Malta ha infatti due dimensioni ben divise, c’è l’isola e la città della superficie ma anche Malta sotterranea, un dedalo di intriganti opere di scavo, che creano un vero e proprio mondo alternativo e invisibile agli occhi. Se vi trovate a Rabat avventuratevi per le catacombe di San Paolo ma soprattutto quelle di Sant’Agata, un inquietante dedalo di camere sotterranee all’interno di un parco archeologico proprio alle porte di Rabat.
Passare da una cittadella fortificata a un mini centro storico con antichità classiche, da grotte sotterranee e catterdrali in superficie. Senza contare i negozi semibui degli antiquari, i ristorantini con i tavoli colorati e i fastosi palazzi signorili riconvertiti in hotel e ristoranti di lusso. A Mdina e Rabat, due città in un solo territorio, c’è un po’ di tutto, così tanto che a un primo sguardo non capisci nemmeno cosa e ti sembra di non vedere niente. E’ una sensazione strana, ed è stata più o meno la stessa tutte le volte che ho messo piede in quest’isola del Mediterraneo.
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