
Sette terrazze discendenti con vasche d’acqua centrali, prati, alberi e fiori. I Pinjore Gardens, nello stato dell’Haryana, sono ancora oggi uno dei giardini d’età moghul meglio conservati. Un mescolarsi armonico di arte rajashtana e persiana, costruito nella seconda metà del Seicento come luogo di ritiro estivo di Aurangzeb, l’ombroso figlio di Shah Jahan (l’imperatore che volle il Taj Mahal in onore della moglie defunta).
Camminando oggi per i lunghi viali di questo giardino storico si incontrano le coppie in viaggio di nozze, famiglie in vacanza intente a scattarsi centinaia di foto con i telefonini e gruppi di amici che fanno un pic nic nell’erba. I turisti sono molti soprattutto perchè Pinjore si trova nei pressi di Kalka, la stazione dove partono i treni storici per Shimla e nei pressi del collegamento stradale principale tra Delhi e l’Himachal Pradesh, regione delle vacanze per chi vive nella capitale.
Della località di Pinjore si parla anche nella mitologia hindu e pare sia stato un tempo luogo d’esilio di Ram, Lakshman e Sita. I giardini storici sono in parte circondati da mura antiche risalente all’impero mogul, e non mancano i giochi d’acqua, padiglioni scenografici e vasche poste su dislivelli, s vederli oggi sembrano quasi finti, costruiti per un parco a tema, spennellati di fresco con vernici e colori, e invece è tutto autentico, anche se con interventi di restauro sicuramente d’effetto (ma anche un po’ esagerati).
Narra la leggenda che Nawab Fidai Khan, cognato di Aurangzeb, visitò un giorno la valle di Pinjore e guardando l’orizzonte iniziò a vedere l’immagine di uno spettacolare giardino discendente. Dalla visione alla creazione il passo fu breve, l’imperatore che al tempo risiedeva a Lahore, finanziò l’inizio dei lavori e lo scelse come luogo di riposo durante l’estate. Magari non avrebbe immaginato che le palme sarebbero state illuminate in futuro con le luci al neon.
Vistoso, pacchiano o no, il luogo acquista fascino soprattutto di sera quando si accendono una miriade di lucine colorate. Visitare i Pinjore Gardens è un’ottima idea per una passeggiata al tramonto, meta amata e frequentata dai turisti indiani, pressochè sconosciuta al pubblico internazionale. Come in altri palazzi e giardini in India, troviamo diversi padiglioni con particolarità e caratteristiche diverse, per esempio lo Shish Mahal (il palazzo degli specchi) e l’Hawa Mahal (palazzo del vento), fino al Rang Mahal (palazzo dei colori) e il Jal Mahal (palazzo sull’acqua). Girateli tutti continuando a scendere dalla prima terrazza all’ultima.
Un luogo di tranquillità nel quale i sensi vengono appagati con profumi, colori, freschezza e il rilassante scrosciare dell’acqua. Una sensazione di fuga dalla realtà incasinata in pochi passi, quando si giunge alla porta dei giardi si lascia alle spalle il traffico e la sovrabbondanza di negozi, polvere e caos delle strade. Tutto cambia e si entra in un luogo verde, colorato, spazioso, come per magia.
Molto interessante è anche la storia del fondatore. Aurangzeb è probabilmente l’imperatore Moghul più dark e controverso, passato alla storia per i crimini che gli sono stati attribuiti, dosi abbondanti di omicidi e congiure, tra cui l’assassinio dei fratelli. In assenza di una legge per regolare la successione legittima al trono, i quattro figli maschi di Shah Jahan già prima della morte del padre avviarono una guerra fredda all’interno della famiglia per la tanto ambita corona. Dagli intrighi e complotti di corte si passò al campo di battaglia e a pagare un duro prezzo furono soprattutto gli eserciti dei pretendenti. Dopo due anni di conflitti atroci fino a che la vittoria scelse Aurangzeb, che fino a quel momento non era certo il favorito. Tutto era pronto per il suo ingresso trionfale … ma ecco il colpo di scena degno di un film d’avventura: il padre moribondo improvvisamente guarì e tornò seduto sul trono. Aurangzeb che era già pronto a sostituirlo dopo aver sconfitto tutti i fratelli non aveva più voglia di aspettare, tanto che decise di rinchiudere Shah Jahan in una cella del forte di Agra per il resto della sua vita. La celebre stanza buia passata alla leggenda, la finestrella dalla quale il sovrano riusciva a vedere il Taj Mahal per sospirare nel ricordo della sua amata.
Durante gli anni del suo regno Aurangzeb ne ha fatte di cotte e di crude tanto da venir etichettato nei libri di storia come il principale responsabile dello sgretolamento dell’impero Moghul in India. Un sovrano particolarmente crudele? Un uomo figlio del suo tempo? Chissà. La sua figura è stata soggetto di studi e capovolgimenti di opinioni, ma anche strumentalizzata per riaccendere tensioni di carattere religioso.
Aurangzeb sarà anche un personaggio poco amato e controverso ma come tutti gli imperatori Moghul era un amante della bellezza e delle architetture ricercate, basta vedere la cura con cui sono stati progettati questi giardini. L’imperatore tuttavia non fu mai un assiduo frequentatore di quest’oasi di natura ricreata, poco dopo l’aperturà del complesso scoppiò a Pinjore un’epidemiac he spinse la corte del re ad abbandonare subito la località, sposandosi altrove. Solo agli inizi del Novecento i giardini furono restaurati e riportati al loro splendore, e adesso praticamente consegnati in mano ai turisti, molti dei quali visitano la location per piacere senza ricordare la storia rocambolesca del sito e del sovrano che ne scelse la costruzione.
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