
Tutti conoscono il Taj Mahal, c’è chi l’ha visto dal vivo e chi desidera farlo, ma anche coloro che non sono appassionati di India ne ammirano la bellezza ed immediatamente collegano al paese giusto l’immagine di quel monumento così soave. Inutile dire che la bianchissima costruzione dagli equilibri perfetti ha vinto il suo posto d’onore tra le Sette Meraviglie del Mondo Moderno spazzando via con un soffio tanti altri concorrenti. Il Taj Mahal ha un aspetto magnetico, più lo osservi e più vorresti guardarlo, è il riassunto di diversi canoni di bellezza e armonia, un progetto ambizioso nel quale l’arte islamica incontra i motivi delle architetture autoctone indiane, e pare che ci sia (almeno così alcuni sostengono) pure la mano di artigiani di pietre dure italiani.

Da diverso tempo pensavo a un post sul Taj Mahal ma essendo un monumento così noto non sapevo dove iniziare per non ripetere le solite quattro cose. Ho cancellato tutto e sono ripartita da zero, tentando un approccio diverso dalla miriade di articoli che si trovano online sull’argomento.
Che cos’è il Taj Mahal?
Anche se sembra assurdo ripeterlo molti pensano che sia una moschea (no), un tempio (ma quando mai) o un palazzo reale (e non ci sarebbe neanche spazio dentro). Non è un luogo di culto, nè è un’abitazione. Si tratta di una tomba, un memoriale, un mausoleo. Contiene al suo interno alcune sepolture e fu pensato dall’imperatore Shah Jahan nel 1631 per onorare le spoglie della sua moglie preferita Mumtaz.

È così bello come sembra?
Si. Lo è sul serio e vederlo con i propri occhi è un’esperienza da non perdere. Il Taj Mahal è uno spettacolo in foto e dal vivo, i filtri di instagram davanti a una foto del Taj si prendono un momento di pausa e crollano in crisi d’identità, anzi, alla fine, invidiosi cercano pure di imbruttirlo. L’architettura Moghul è imponente, raffinata e maestosa ma il Taj Mahal è avvolto da una patina di bellezza che non ti lascia pensare ad altro, c’è qualcosa di davvero unico, tanti luoghi al mondo possono essere belli ma nella perfezione assoluta c’è mistero, c’è magia.

È veramente il simbolo di una grande storia d’amore?
Non del tutto. La storia tra l’imperatore Shah Jahan e la sua terza moglie Mumtaz non fu nella realtà niente di così straordinario e appassionante (anche se contestualizzata nell’impero Moghul del Seicento). Sicuramente il sovrano voleva onorare la sua sposa favorita, (e magari idealizzarla in seguito alla sua scomparsa prematura), ma forse ciò che lo mosse a realizzare un progetto di questa portata fu non tanto l’amore quanto il desiderio di creare un monumento degno di essere ricordato per sempre, e che potesse associarsi anche a lui. Chi rifiuterebbe di strappare al mondo un pezzetto di eternità? Chi non vorrebbe essere nominato per qualcosa di unico e meraviglioso? Credo che più che un’icona di romanticismo il Taj Mahal sia un’icona di immortalità.

Qual è il segreto della sua perfezione?
A saperlo! Anzi una delle tante leggende legate a questo monumento racconta che Shah Jahan per evitare che gli architetti (e soprattutto gli artigiani più raffinati che ne avevano curato le decorazioni) venissero accecati o privati delle mani in modo che non avessero potuto creare mai più qualcosa di simile. Questa storia mi sembra un po’ estrema e poco veritiera, anche perchè una violenza del genere (su oltre ventimila operai impegnati per venti anni di lavori) non poteva passare inosservata, ne sarebbe rimasta qualche memoria concreta, non solo una leggenda. Shah Jahan, con tutta probabilità, non mutilò nessuno e il Taj Mahal fu il frutto di uno straordinario lavoro di squadra. A renderlo speciale fu lo studio della numerologia applicata all’architettura, la consulenza di artisti e artigiani di primo livello e la mescolanza tra arte islamica e arte autoctona indiana, una miscela artistica dalle potenzialità pazzesche. Basta osservare la sublime bellezza di altri monumenti di Agra e dintorni per capire che l’albero era già pronto per dare il suo frutto migliore.

Qual è la leggenda più assurda collegata al Taj Mahal?
Di storie poco credibili ne girano parecchie (incluso il fantomatico taglio delle mani che quasi sicuramente non avvenne mai), direi però che la più implausibile di tutte le storie è quella che racconta della presenza, o del progetto, di un secondo Taj Mahal, di marmo nero, dall’altra sponda del fiume Yamuna. Un mausoleo identico e speculare, ma dalle tinte scure, ad indicare il lutto inconsolabile dell’imperatore. Falso. L’edificio non venne mai costruito e forse neanche mai pensato da Shah Jahan. Le finanze dell’impero inoltre erano già duramente messe alla prova, pur volendo non c’era la possibilità economica di realizzare una seconda parte.

Ci sono altri monumenti in India che lo ricordano?
Ebbene si. Pochi lo sanno forse ma esistono in India ben due monumenti somiglianti al Taj Mahal, uno si trova nello stato del Maharashtra, ad Aurangabad, ed è il Bibi ka Maqbara, monumento funebre di Rabia ud Durrani, moglie favorita di Aurangzeb (figlio di Shah Jahan e Mumtaz), costruito nel 1678. L’altro monumento si chiama Bahauddin Maqbara, e si trova a Junagadh, nello stato del Gujarat, pure questo un mausoleo, ma di fattura più recente, fu completato solo nel 1892. In entrambi i casi l’influenza e il tentativo di emulazione sono evidenti, e anche interessanti.

Cosa pensano i turisti di Agra?
Il Taj Mahal è un monumento di una bellezza disarmante ed è impossibile essere impermeabili al suo fascino. La città di Agra tuttavia può rivelarsi un po’ insidiosa per un turista alle prime armi, è facile infatti rimanere infastiditi dalla pressione psicologica che tante guide, venditori, procacciatori di clienti, etc, fanno sui turisti. E anche sentirsi un po’ persi, ma soprattutto cadere nell’inganno più grande: pensare che in città non ci sia altro da vedere proprio perchè a prima vista così sembra. In realtà c’è tantissimo e arrivarci toccata e fuga per ripartire subito è una mossa sbagliata. Ad Agra si trova anche Sikandra, la splendida e monumentale tomba di Akbar il sovrano più illustre della dinastia Moghul, il meraviglioso tempio Radha Soami Satsang Baes ancora incompiuto, il Forte e la città fantasma di Fatehpur Sikri. Per quanto l’aspetto e l’atmosfera della città non siano dei più invitanti mi raccomando… andate alla scoperta di tutte le sue bellezze (più o meno nascoste)!! Quello che consiglio è: tirate fuori tutta la pazienza che avete, prendete una camomilla, tappate le orecchie con la cera come Ulisse davanti alle sirene, armatevi di attenzione (e pure menefreghismo) ma non scappate subito via. Non fatelo.

Quali sono i commenti più insopportabili che si sentono?
Il commento che sento ripetere da molti al ritorno da un viaggio in India è : “Il Taj è … piccolo”, seguito dal “ma dentro non c’è nulla”. Le dimensioni effettivamente non sono esagerate, anche perchè il gioco di sguardi, prospettive (e pure inganni) che il Taj Mahal riesce a creare è attentamente studiato per un monumento non particolarmente ingombrante. Deve riempire lo spazio bene ma non riempirlo troppo. Ecco il secondo punto: dentro non c’è nulla. Non proprio. Il monumento nasce per essere un mausoleo (e non un luogo di culto, di aggregazione, nè tantomeno un palazzo) quindi dentro ci sono delle tombe, ed è ragionevole che sia buio. Di certo Shah Jahan non pensò a suo tempo di compiacere i turisti, anzi non prevedeva l’ingresso di alcuna persona all’interno del nucleo più intimo della struttura, il Taj andava ammirato e ricordato solo per la sua figura esterna. Ma essendo un luogo straordinario la bellezza c’è anche lì, e abbonda, pur nascondendosi nell’oscurità. I materiali usati per le decorazioni dell’interno del Taj Mahal si illuminano al contatto con la luce, dei pochi raggi del sole che li sfiorano. Vi lascio immaginare cosa accade se una torcia si avvicina alla superficie del marmo. Un miracolo.

Da dove si vede il Taj Mahal?
Il Taj si trova in una pianura perfetta e sulle sponde di un fiume Yamuna, la sua bellezza è piuttosto sfuggente (soprattutto tra la nebbia dell’inverno) e difficilmente si riesce a individuare il suo famoso profilo da altre parti della città. Si può scorgere in lontananza da alcune terrazze del Forte, o navigando il fiume, potete tentare di cercare zone limitrofe ma le troverete transennate e chiuse col filo spinato. Molti ostelli e hotel pubblicizzano tanto anche la più ridicola vista di un pezzetto del monumento, e spesso dal vivo la tanto agognata visione si rivela deludente (se non totalmente assente). Mi viene in mente però un hotel di lusso che ha delle camere dalle quali si riesce “veramente ” a vedere il Taj Mahal, ma purtroppo non ho i soldi per andare a verificare di persona (anche se credo che, visti i prezzi, in quel caso la vista ci sia sul serio). Il Taj non si scorge dal parcheggio turistico, neanche dalla lunga fila alla biglietteria, nè tantomeno dagli edifici che gli stanno intorno, a un certo punto si inizia a dubitare perfino della sua esistenza. L’attesa viene però ripagata in un attimo. Proprio perchè così sfuggente e celato, il Taj Mahal appare ad un primo sguardo dal portale che segna l’accesso ai giardini. E la bellezza arriva con così tanta forza da sembrare uno schiaffone, una doccia fredda, un’immersione in un mondo altro. Non riusciranno gli schiamazzi degli innumerevoli turisti a distrarvi, nè le voci dei guardiani inferociti con i visitatori poco disciplinati, e neanche le scomodissime “pattine” da indossare per camminare sopra al marmo immacolato. Quei copriscarpe potranno farvi scivolare fino a battere i denti contro uno scalino, ma no, niente vi porterà veramente via dall’incantesimo.
