
Una delle città più antiche al mondo, conosciuta fino a qualche anno fa con il nome di Benares (o il più antico Kashi), Varanasi è una delle immagini che per prime saltano alla mente pensando all’India. Il lento scorrere delle acque del Gange, i gradini del Ghat che scendono fino a dentro al fiume, la nebbiolina e le offerte rituali che galleggiano sull’acqua perdendosi all’orizzonte. Palazzi antichi e templi circondano le rive di uno dei luoghi più sacri nella religione hindu. Una città che sorprende ma che stanca, un concentrato di emozioni, sia positive che negative, che mette alla prova anche i viaggiatori più esperti.

Varanasi è una capitale spirituale la cui storia si perde indietro nel tempo, luogo di pellegrinaggio e purificazione che vive praticamente sulle sponde del grande Gange, ancora poderoso, nel suo ultimo tratto di viaggio. Molti luoghi a Varanasi sono dedicati alle cremazioni dei defunti, morire a Varanasi secondo la religione hindu libererà l’anima dal ciclo delle reincarnazioni per condurla alla vera pace eterna. La grande città antica abbraccia il corso del fiume e celebra il luogo in cui il Gange si avvia impetuoso verso il mare, completando quel lungo percorso che dall’Himalaya lo conduce al Golfo del Bengala. Il fiume, manifestazione naturale della divinità femminile Ganga Maa, è venerato ogni giorno con canti e offerte sia da parte dei singoli pelligrini che dai sacerdoti, i quali soprattutto all’alba e al tramonto ripetono riti antichissimi legati al ciclo della giornata (e della vita).

Per la sua atmosfera e per le sue particolarità non c’è da sorprendersi se Vanarasi è uno dei luoghi più famosi e visitati dai turisti internazionali, soprattutto se al primo viaggio in India. Lungo le scalinate che scendono fino in fondo all’acqua si incontra un via vai continuo di persone, chi si cambia per fare il bagno, chi si reca lì per pregare, meditare, purificarsi, chi per vendere o comprare, chi per imbarcarsi in un lento viaggio lungo il fiume (esperienza da fare assolutamente, soprattutto se alle prime luci dell’alba). Mentierei però se dicessi che Varanasi è una città rilassante. Anzi, direi l’esatto contrario. Con un’ampia periferia anonima, strade affollate e piene di caos, vicoli labirintici e claustrofobici, lunghi viali polverosi e privi di indicazioni, quando il Gange non è più visibile la città è un’enorme vortice che trascina verso il basso e la nevrosi. Di certo non è il luogo dell’India che preferisco, ma va visto sicuramente almeno una volta nella vita.

Navigando il fiume potrete vedere, da lontano e senza dare troppo nell’occhio, il Manikarnika Ghat, dedicato esclusivamente alle cremazioni, il Chet Singh Ghat riconoscibile dal suo forte rosso, il Dashashwamedh Ghat con i suoi palazzi colorati, le ghirlande di fiori e i tanti templi che si affacciano sulle rive del Gange, e la porzione abitata da comunità islamiche nella quale sono state costruite moschee e minareti. Fate caso anche al tempio semisommerso nello Scindia Ghat, una struttura antica che si inclina sempre di più verso il fiume. Nell’estremo sud della città si trova l’Assi Ghat, uno spazio ampio dedicato a bagni rituali dove si celebra ogni sera una spettacolare preghiera collettiva simile a quella di Haridwar.

Dopo aver esplorato i ghat, vagato e navigato. Che altro fare? Se amate la seta e i tessuti pregiati potete dedicarvi allo shopping di qualità. I Benarasi sari sono famosi in tutta l’India e si acquistano soprattutto per indossare durante le cerimonie o eventi particolarmente importanti della vita, la seta lavorata a Varanasi è cangiante, cambia colore con i raggi del sole e con i movimenti del corpo. Di una bellezza disarmante (anche se ovviamente dal costo elevato).Molti dei più famosi negozi di Varanasi, per coinvolgere i turisti internazionali e spingerli a comprare di più, offrono anche una visita del backstage della lavorazione della seta, dai telai alle finiture dei capi, un tour con spiegazioni un po’ sbrigative ma tutto sommato interessante.

Appena fuori dalla città, sulle rive opposte del Gange si trova il Ramnagar Fort, un palazzo reale che ospita una collezione permanente di antiquariato, auto d’epoca, trofei, armi antiche e oggetti appartenenti alla famiglia dei Maharaja di Varanasi. Lo stato di conservazione del palazzo lascia un po’ a desiderare ma è comunque una visita interessante per riempire qualche ora e vedere qualcosa di diverso. In molti luoghi turistici vi capiterà di trovare cartelli che indicano il “Divieto di Sputare”, e c’è un motivo, Varanasi è conosciuta per la produzione del paan, delle foglie arrotolate che vengono condite con vari aromi, masticate (e poi sputate). Anche se il consumo ora è in netto calo (visti gli effetti collaterali, oltre che le antiestetiche macchie ai denti) l’uso di questo prodotto locale è ancora frequente, soprattutto tra le persone più adulte.

Tra i tanti luoghi di culto di Varanasi il New Vishwanath Temple è tra i più imponenti, con una torre centrale di oltre 76 metri è ben visibile anche da lontano. Il tempio è molto bello e solenne. Una visita sicuramente meno rilassante sarà invece quella al Tempio di Durga Maa, nel quale ci sono centinaia di scimmie che scrutano visitatori e pellegrini in cerca di cibo, strappando anche a volte buste, borse e occhiali, nella loro caccia. Se entrate in quest’ultimo fate a meno di portare oggetti in mano e ornamenti.
