
Firenze, Torino, anzi no, la prima capitale d’Italia è… Corfinio! Si, sembra un errore ma non lo è. Più di duemila anni fa l’antica Corfinium fu la capitale della confederazione dei popoli italici durante la Guerra Sociale contro Roma. Anche se per la vera e propria formazione di uno stato unitario bisognerà attendere il 1861 l’idea di “Italia” nacque proprio a Corfinio, tra il 91 – 89 a.C, nella Valle dei Peligni.

Pur non avendo un centro storico ben conservato (nè tantomeno scenografico come altri borghi abruzzesi) Corfinio si visita per l’importanza del suo passato, del quale restano tracce sparse tra il centro abitato e i dintorni, oltre che nei nomi delle vie e delle piazze.

I popoli italici uniti contro Roma, dopo l’ennesimo rifiuto alle loro richieste di cittadinanza, crearono una federazione con capitale Corfinium (la quale prese poi il nome di Italica) che metteva insieme popolazioni diverse, tra cui i Sanniti, i Marsi, i Piceni, i Marrucini e i Peligni. La guerra fu avviata dall’assassinio di Marco Livio Druso, il tribuno romano che a lungo aveva lottato per aiutare le popolazioni italiche, ma la scintilla fu il massacro di Ascoli, quando vennero uccisi dagli italici durante una manifestazione pubblica tutti i cittadini romani presenti in città. Sanniti e Piceni avevano già tentato di stroncare la supremazia di Roma duecento anni prima creando alleanze con altri popoli vicini e lontani, da secoli lottavano per non farsi sottomettere fino a capitolare nella Battaglia del Sentino nel 295 a.C, conosciuta anche come la Battaglia delle Nazioni.

Nel 90 a.C. dopo un primo trionfo del condottiero dei Marsi, Quinto Poppedio Silone, la confederazione italica venne battuta dai romani di Gaio Mario, ma, seppur sconfitti, i popoli italici ottennero la tanto desiderata cittadinanza romana. I diritti furono rispettati fino all’arrivo di Silla, particolarmente ostile ai Sanniti, che a sorpresa cancellò la tregua stabilita in precedenza. In risposta alla prepotenza di Roma vennero eletti due consoli a Corfinio, dei pretori e un Senato indipendente, si coniarono monete nelle quali ancora oggi si può leggere il nome “Italia”, termine che venne probabilmente elaborato dalla parola osca Viteliú (Vitelios, i figli del toro che mirava ad abbattere la lupa romana). Silla riuscì a spezzare la resistenza degli oppositori e Roma ne uscì vincitrice ma al concludersi del conflitto almeno il problema della cittadinanza per i popoli autoctoni venne risolto. Così si chiuse quella che poi Ovidio chiamò la “giusta guerra spinta dall’amore per la libertà”

La Corfinio di oggi è una piccola cittadina in pianura a nord di Sulmona, non è molto turistica anche se i suoi richiami storici sono importanti quanto interessanti. I pochi visitatori che ci giungono però non sono di certo casuali, la maggior parte di loro ha già bene in mente cosa andare a cercare anche se la storia di questo posto non è nota a molti.

Per visitare Corfinio l’ideale è spostarsi in auto perchè i luoghi d’interesse sono dislocati in tre punti diversi. In alternativa non resta che camminare, per fortuna si tratta di una pianura perfetta. Il primo stop è il centro della cittadina, Piazza Corfinio, dove si viene accolti da una fontana sormontata da una figura femminile, la “Gemma”, attorno alla quale si vedono dei tessuti intrecciati dai tanti colori, in ricordo della notte del 6 aprile 2009 quando gli abitanti di Corfinio, in fuga dal terremoto, lasciarono le proprie case per ritrovarsi nella piazza ai piedi della fontana. Il passato si nasconde molto bene tra gli edifici nuovi del centro, basta osservare un attimo però per notare un chiaro semicerchio nel suolo, e anche l’orientamento delle case ricalca le linee dell’antico teatro romano. Guardate in basso (se non trovate troppe macchine parcheggiate) e fateci caso.

Al centro di Corfinio si trova anche il Museo Archeologico. In una decina di sale si ripercorre la storia delle coraggiose popolazioni autoctone. Tra tutti i pezzi della collezione l’immagine davvero difficile da dimenticare è nella sezione numismatica: una piccola moneta nella quale si legge ancora bene il nome di ITALIA a fianco di un volto femminile, coniata nel pieno della Guerra Sociale: la prima idea e la prima testimonianza di uno Stato Italiano. Anche se a prima vista non sembra così invitante la cittadina di Corfinio va esplorata con calma attraverso le sue viuzze i cui nomi altisonanti richiamano ad ogni passo il mondo antico. Tra Via Italica, via del Senato, via dei Fori, via della Curia, etc… scoprirete angoli silenziosi. altalene sospese tra i vicoli, vedute delle campagne e della Valle Peligna, piccole epigrafi o decorazioni su marmi incastonati a muri più moderni.

Il secondo stop è l’Area Archeologica Don Nicola Colella, dove si trova l’ingresso a delle rovine romane di epoca imperiale, in particolare i resti di una domus del I sec d.C. con mosaici, stucchi e affreschi. La visita del sito permette anche l’accesso ad altri due siti archeologici nei dintorni : il Tempio Italico e il Santuario di S.Ippolito. Purtroppo però ho trovato chiuso e non sono riuscita a completare la visita come avrei voluto.

Il terzo stop è infine la Basilica di San Pelino, il luogo di culto principale della Corfinio longobarda (che assunse il nome di Valva). La chiesa venne eretta per custodire le spoglie del martire Pelino di Brindisi vissuto sotto l’imperatore Giuliano l’Apostata. La chiesa è composta da due sezioni distinte e realizzate in tempi diversi dal 1093 aal 1235. Da notare all’interno porzioni di affreschi e il bellissimo pulpito scolpito con motivi floreali. Nella facciata appaiono pietre riciclate da edifici romani e motivi scultorei preromanici, quando il confine tra paganesimo e cristianesimo non era ancora così ben delineato. Dopo aver visitato la Basilica continuate la passeggiata lungo il suo cancello, troverete una specie di “archivio” di capitelli, colonne, lapidi e frammenti decorativi accantonati nel terreno in attesa di nuova locazione. Camminando un paio di minuti in più raggiungerete i Morroni, ovvero due enormi ruderi romani, i resti di un antico monumento funerario posti all’interno di un parco pubblico che costeggia il perimetro della chiesa di San Pelino.
