
Al confine tra Umbria e Marche, tra il territorio di Gubbio e quello di Gualdo Tadino, Fossato di Vico è un borgo antico, circondato da pianure e montagne, scenograficamente appoggiato su un colle, come un balcone di pietra ben visibile anche da lontano. Per tre giorni all’anno la cittadina si anima di gente, risate, suoni, odori, colori e rumori del passato: è la Festa degli Statuti, una tradizione che coinvolge tutti gli abitanti dal 1996 e che si svolge sempre intorno alla seconda settimana di maggio.
Il tema della manifestazione è la rievocazione degli Statuti Medievali di Fossato, i più antichi dell’Umbria, pubblicati il 13 maggio 1386. Tra gli aventi d’apertura della manifestazione, l’Arenga, la riunione dei capifamiglia del territorio cittadino per eleggere le figure di rappresentanza. Delle vere e proprie elezioni presiedute dal Podestà e dal Vicario. Al termine delle votazioni si procede con un rituale propiziatorio che ha dei collegamenti con molte altre culture del mondo, il falò acceso dal vincitore, detto il “Focaraccio”. E così la festa ha inizio.
Purtroppo non sono riuscita ad essere presente in questa fase iniziale e sono arrivata a Fossato direttamente il sabato pomeriggio per la rievocazione degli antichi mestieri che è anche una sfida molto accesa tra le quattro porte. Una giuria di esperti viene convocata per valutare l’attinenza storica, la bellezza delle scenografie e dei costumi, l’allestimento generale e l’atmosfera. Ognuna delle squadre ogni anno cerca di fare il meglio del meglio per ottenere punteggi più alti e stupire la commissione.
La rievocazione mi è piaciuta molto, il meteo non ci ha assistiti ma nonostante il vento fortissimo tutto si è svolto secondo i piani. Tra i fattori positivi la varietà di figure, azioni e attività proposte, tra i negativi forse qualche occhiale vistoso di troppo, alcune pettinature ultramoderne e piccoli dettagli sfuggiti di mano. Ho adorato l’accoglienza, le belle location del borgo e l’atmosfera generale, molto avvolgente e “cinematografica”.
Il cuore della manifestazione è il lungo corridoio medievale con volte di pietra : “Le Rughe”, un passaggio coperto e multifunzionale, appoggiato al blocco delle mura di difesa. Varcare la soglia di questo tratto è molto suggestivo, si viene circondati completamente da ambienti allestiti, figuranti, fumi, fuochi e oggetti dal passato. L’area viene spartita tra due fazioni di portaioli, il Castello e la Porta Nova. Al gruppo del Castello appartengono le attività produttive della campagna, i contadini, i venditori di pane, vino e carni, le tessitrici e gli artigiani.
Al gruppo di Porta Nova sono collegati i commerci e la presentazioni di prodotti da vendere al mercato: i venditori di carta, di pelli, di cibi, di spezi e di stoffe lavorate. Nella Porta Portella, più a nord, si trovano invece le figure rappresentative della città, le cariche religiose e temporali, i notai e i castellani. Un’area da scoprire con calma, forse la più dispersiva, i punti di interesse non si concentrano e vanno un po’ ricercati in giro per i vicoli. Pellegrini compostellani, monaci camaldolesi, catapulte e armi in bella mostra, oltre che che le immancabili taverne goliardiche. E infine, nell’area di Porta del Serrone si trovano gli allevatori e le lavanderie e tintorie, proprio nei pressi di uno scenografico antico lavatoio. La festa degli Statuti non è solo una rievocazione per attrarre appasionati e turisti ma anche una vera sfida agonistica tra gli abitanti, molto accesa e molto sentita. Il primo giorno dell’evento ha luogo la competizione di tiro con l’arco mentre l’ultimo, a chiusura della stagione, il torneo della Ciurmella, gara di destrezza e velocità tra squadre. Un appuntamento molto amato tra i turisti è il Corteo Storico di rievocatori e figuranti che si svolge in due momenti diversi: il sabato sera e la domenica pomeriggio. E se questo maggio non si fosse travestito da novembre sicuramente saremmo andati anche a vedere la sfilata, ormai rimanderemo all’anno prossimo, sperando di essere più fortunati con il meteo.