
Molte guide turistiche descrivono La Scarzuola come una città ideale, un parco monumentale immerso nel verde della campagna umbra, insomma un luogo tranquillo dove rilassarsi e fare una bella camminata. Dopo aver letto brevi racconti e descrizioni questo e null’altro mi aspettavo.
E invece…
La Scarzuola non è affatto una città ideale né tantomeno un posto tranquillo dove fare due passi e tre foto instagrammabili. Si tratta di una visita molto più complessa, una lunga chiacchierata con il proprietario ed erede del luogo, Marco Solari, nipote dell’architetto Tomaso Buzzi che a partire dal 1958 la ideò e la costrui, non certo per i turisti ma solo per se stesso, dettaglio da non trascurare.
Se volete visitare questo luogo la prima regola è avere una mente aperta e stare al gioco senza controbattere o scandalizzarsi, se non siete ben predisposti a prendere in considerazione punti di vista un po’ alternativi è meglio che state a casa perché La Scarzuola non è un museo e non vi piacerà. Se al contrario vi muove una sana curiosità e non avete né pregiudizi, né la coda di paglia, allora si rivelerà (come lo è stato per noi) una giornata molto interessante.
Se non è una città ideale allora che cosa è La Scarzuola?
Un insieme di scenografie. La messa in scena delle fantasie e della vita, dei percorsi di crescita e presa di coscienza. Come le scenografie teatrali tutto è un costante divenire, si tratta quindi di un monumento “in evoluzione” e progettato inizialmente per essere modificato, rimosso e distrutto. La Scarzuola è un luogo nel quale esercitarsi a “vivere nel presente” e nel quale i sogni, la libertà espressiva, i giochi, i simboli e i doppi sensi sono più forti della razionalità. O forse consegnano in mano le chiavi di qualcosa, di una porticina dimenticata nella soffitta della mente.
Si tratta di un percorso di costruzioni strabilianti che si collega ad un vecchio convento precedentemente in mano ai Conti di Marsciano, si snoda in un territorio molto rigoglioso, ricco di fonti d’acqua e completamente nascosto nella vegetazione. La Scarzuola si ispira parzialmente ad altri giardini alchemici tra i quali il Parco dei Mostri di Bomarzo, Villa Lante a Bagnaia e i giardini di Palazzo Farnese a Caprarola, tutti situati nel territorio della Tuscia.
Se non ci siete mai stati non voglio rovinarvi la sorpresa con troppi dettagli perchè il percorso sarà ben più interessante delle foto che potrete vedere online. La cosa che mi ha sorpreso di più è stata la ricerca di vie alternative alle etichette imposte dal mondo, anche attraverso la creazione di un ambiente onirico nel quale la musica si unisce all’architettura e come nell’opera della Natura nulla è permanente ma un costante divenire e scomparire. Un labirinto nel quale più fai passi avanti e più ti ritrovi da solo, come nella torre che segna il termine della visita.
Come in un giardino all’italiana rinascimentale l’uomo diventa parte integrante del progetto, nella trasformazione del paesaggio si incontrano labirinti, percorsi, stupore, inganni e prove da superare. A dire il vero si resta più sorpresi da ciò che si sente che da ciò che si vede. La Scarzuola è un luogo che assimila il passato per rivomitarlo a suo modo. Il proprietario vi trascinerà nel suo mondo e vestendo idealmente l’abito del giullare (tra l’altro una delle prime immagini che vedrete lungo la visita) nell’ebrezza potrà mescolare burle, satira, battute (anche molto colorite, siate pronti) a concetti interessanti e riflessioni molto più serie. Siete ospiti, mantenete i nervi saldi e il sorriso. La Scarzuola è un luogo da vedere ma non è quello che si legge in giro, andateci solo con lo spirito giusto.