
Il fascino di Roma è fortissimo e innegabile, ciò che è visibile e sta sotto i riflettori è però solo una parte, in realtà moltissime bellezze si celano timide e non appaiono nei programmi turistici standard con pause pranzo e caffè, nè sulle cartoline delle bancarelle. Se siete a caccia di luoghi insoliti e vi appassiona la storia non potete perdervi le Case Romane del Celio, una passeggiata nella Roma antica in un sito archeologico straordinario, scoperto per caso nell’Ottocento e aperto al pubblico solo nel 2002.
Le Case Romane sono uno dei segreti meglio custoditi della Capitale, si trovano a poca distanza dal Colosseo ma in un’area tranquilla, un po’ isolata dal viavai più intenso del cuore di Roma: il colle Celio. La visita è un giro sorprendente tra stupendi affreschi romani ben conservati, di un’eleganza leggiadra, con tinte vivaci che ci riportano in un mondo antico fatto di colori, di raffinatezza, in un’epoca di transizione dal paganesimo al Cristianesimo.
Prima della visita fermatevi a leggere i cartelli esplicativi nei pressi dell’ingresso, cercate di orientarvi perchè è molto facile perdersi e perdere il filo del “discorso” una volta varcata la soglia di questo splendido mondo ritrovato. Il sito archeologico, così come appare oggi, è un labirinto che da Clivo di Scauro si riallaccia ai sotterranei della chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, frutto di una stratificazione storica complessa e un giro di usi-riusi degli ambienti che hanno permesso alle strutture antiche, e a meravigliosi affreschi dai colori accesi, di arrivare fino a noi.
Le stanze vennero scoperte alla fine dell’Ottocento scavando sotto la superficie odierna della chiesa nell’area della cripta sotto l’altare, improvvisamente le antiche strutture ripresero vita e tra le fondamenta della chiesa tornaro alla luce tredici ambienti affrescati, una conservazione miracolosa. In origine si trattava di un complesso di botteghe, con portici, stanzini e magazzini e un’insula, un condominio del tempo, con abitazioni di diversa tipologia. Dal III° secolo d.C. ambienti in disuso vennero riciclati e accorpati a formare un’unica grande residenza di lusso, con terme private e un elegante ninfeo. Successivamente la grande domus ricavata dall’insula e dalle botteghe venne interrata, dimenticata e usata come fondamenta per le nuove costruzioni religiose.
La Sala dei Geni fu a lungo il magazzino di una bottega che si affacciava sulla strada, riconvertito poi in stanza elegante e affrescata quando divenne parte della ricca domus. I dipinti sono splendidi e curati nei dettagli, giovani nudi e alati , i geni, appaiono accanto a ghirlande di fiori e frutta, rappresentazioni di uccelli, lucertole, insetti e motivi che celebrano il ritorno delle stagioni, i cicli della natura, la vendemmia, la prosperità.
Una delle sale più belle è l’Aula dell’Orante, affrescata con una combinazione armonica di immagini e colori vivi, si scoprono mostri marini, maschere teatrali, piante e diversi motivi floreali tra rosso acceso e delicate sfumature di verde. Colpisce la raffinatezza della composizione, dell’eganza delle figure umane, degli intrecci di rami di olivo e vite. A fianco della biglietteria, nel piccolo Oratorio del Salvatore si trova anche un’immagine insolita del Crocefisso, coperto da un lungo abito scuro, come nell’iconografia orientale.
Come non incantarsi increduli davanti al Ninfeo di Proserpina, un grande affresco con motivi marini, barche e scene di commerci navali e pesca, nato per completare un luogo estremamente sofisticato, nel quale si trovava anche una fontana e un pozzo. Tra coppe di vino ed inni all’abbondanza, alla bellezza e al benessere è obbligatorio perdersi a guardarlo nei dettagli.
Ogni sala riserva delle sorprese, nella Stanza dei Finti Marmi appaiono porzioni d’affresco che imitano marmi e opus sectile, nella sala del Bue Api e delle Baccanti si ritrovano motivi pagani, tra cui l’immagine del toro sacro della mitologia egizia. Gli archi che si attraversano per giungere all’entrata del sito archeologico sono ciò che resta dell’antico portico sul quale si affacciavano le botteghe e le mura esterne dell’insula inglobate oggi alla chiesa e si fondono con architetture più recenti.
Lungo il percorso sotterrnaeo, tra un ambiente semibuio e un’altro, a un tratto si aprono delle porte scorrevoli e si entra in un piccolo museo di recente allestimento, l’Antiquarium, che raccoglie materiale trovato nel corso degli scavi, oggetti di uso quotidiano come aghi per cucire, lucerne, anfore, porzioni di affresco staccate per garantirne una miglior conservazione, ma anche piatti in ceramica araba medievale che un tempo ornavano il campanile della basilica.
Passando per le stanze utilizzate un tempo come cella vinaria si attraversa anche una porzione di strada romana, che divideva l’insula dalla domus, e un luogo di culto collegato alle sepolture dei martiri Giovanni e Paolo, fratelli e abitanti della domus nel IV° secolo d.C. Negli affreschi della Confessio, antistante l’area in cui furono raccolte le reliquie, si notano le scene dell’arresto e del martirio di Crispo, Crispiniano e Benedetta nei diversi scatti temporali, dalla cattura alla morte come tra i fotogrammi di un film.
Il percorso nel sito archeologico è avvincente, tra stratificazioni storiche, ponti di collegamento (al tempo ancora aperti) tra il mondo classico e la cristianità delle origini. Al termine della visita sotterranea entrate anche nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo al Celio (chiamata anche la chiesa dei lampadari, e il perchè vi sarà subito chiaro) per vedere cosa è stato costruito sopra alla fondamenta romane. Anche se gli occhi d’istinto vanno verso l’alto provate invece a guardare anche in basso, i motivi del pavimento cosmatesco sono un vero splendore.
Sito ufficiale Case Romane del Celio (ingresso 8,00 Euro, chiuso il martedì e il mercoledì).
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