
Rocca San Giovanni è una piccola cittadina inclusa nei borghi più belli d’Italia, tutto lo fa somigliare a un paese di montagna ma in realtà il mare, con la sua costa dei trabocchi di legno, dista appena qualche chilometro. A prima vista sembra non ci sia nulla, una piazza centrale, una chiesa dalla facciata abbastanza moderna e un bar con i tavolini fiori. In realtà le sorprese di Rocca San Giovanni escono fuori lentamente, una ad una, come dal cappello di un mago. L’essenziale è girare con calma, non dare nessun vicolo per scontato e magari anche socializzare con gli abitanti, estremamente gentili e cordiali.
All’arrivo la piazza centrale appare abbastanza monotona ma basta voltarsi verso il Palazzo del Comune per scoprirne le linee accattivanti d’ispirazione classica dell’edificio costruito successivamente all’Unità d’Italia. Davanti a lui la Chiesa di San Matteo, dalla facciata austera e ricostruita di recente, mentre l’interno conserva delle belle vetrate che risaltano come dipinti, con tutti i loro colori accesi nel buio delle navate. Ed ecco il primo errore che stavo per fare: scoraggiata dall’esterno della chiesa avevo pensato di non entrare, poi alla fine ho provato. Ed ho fatto benissimo.
Il nome del borgo è legato alla vicina abbazia di San Giovanni in Venere del quale fu per tanti anni la “rocca”, la struttura difensiva di riferimento. Purtroppo il paese ha subito profonde trasformazioni, per non dire demolizioni, nel Novecento, che hanno mutato profondamente il suo aspetto, facendogli perdere il suo fascino di antica postazione di vedetta. Restano ancora delle porzioni di muro da percorrere a piedi, fino alla torretta, e la cosa particolare è che malgrano siano resti spezzettati di un passato remoto si combinano perfettamente tra le case più moderne come parti di una stessa scenografia.
La cosa che mi è piaciuta più di questo piccolo borgo è stata la cura con cui sono stati valorizzati alcuni vicoli. Potevano essere stradine anonime ma la buona volontà degli abitanti, o dei gestori di b&b, li ha trasformati in piccoli gioielli. Il secondo errore che stavo per fare: sorvolare alcuni angoli davvero incantevoli. Per fortuna me ne sono accorta in tempo e via, subito la macchina fotografica fuori dalla borsa.
Per esempio questa stradina che porta alle vecchie mura dove sedie restano sospese in aria e una porta gialla dipinta si fa spazio tra la barriera difensiva di un tempo. Oppure un angolo che ti appare all’improvviso ed è troppo perfetto per essere un caso : una vecchia ruota di una bicicletta che saluta dalla strada i passanti su un muro con macchie di colore dal grigio al giallo al ruggine, come un quadro in movimento.
Ma l’esempio più calzante è Vicolo Girolo dove si trova il bed & breakfast Casa Isabella e con tutti gli oggetti appesi lungo la strada, i dettagli, i colori e le curiosità sembra di immergersi in un capitolo di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Scarpette col tacco, turisti che mangiano direttamente in mezzo al vicolo con le tovagliette di pizzo e le tazze stile inglese. Sbirciando ogni angolo si notano fioriere, quadretti appesi, pezzi di artigiano o antiquariato, gabbiette, lanterne e fiori. Ho adorato questo posto, mi raccomando se andate a Rocca San Giovanni ricercatelo e fermatevi a guardare con calma. E’ una delizia.
Stavo per andarmene, poi mi fermo per un caffè. Si, su quel piccolo bar all’angolo della piazza principale che avevo intravisto all’arrivo. Scendo un paio di gradini e tutto mi sembra normale, un bancone normale, una normale vetrinetta dei gelati, un altrettanto normale espositore dei cornetti. Si, anche il terzo errore era in agguato. Poi guardo un attimo verso sinistra, in basso, nella penombra. E capisco che c’è ben di più. A quel punto chiedo alla signora se posso dare uno sguardo al piano di sotto, lei felicissima mi accende la luce. Appaiono arredi d’epoca, quadri e un’atmosfera che immediatamente mi porta indietro nel tempo.
E’ il Bar Vittoria ed occupa la stessa location nella piazza centrale dall’Ottocento. Chiacchierando tra un caffè e un gelato mi consigliano i vari itienerari per vedere la Costa dei Trabocchi e anche spiaggette per andare al mare senza ritrovarmi nella più grande e affollata Vasto. Sbagliando la strada che porta al mare mi ritrovo davanti ad una ferramenta e il navigatore sembra dare i numeri. Ecco il quarto errore l’ho fatto veramente. Anzi no. Mi trovo davanti le piastre di metallo per cuocere le ferratelle abruzzesi, delle cialde dolci che possono essere croccanti o soffici a seconda della ricetta. I souvenirs più belli sono quelli utili.