
Ponte San Giovanni è un’area cittadina periferica satellite di Perugia, un insieme di palazzi e condomini nella pianura che interrompe come una striscia bassa e industriale un morbido paesaggio. Questo luogo uguale a tanti altri nasconde un incredibile gioiello dell’arte etrusca: la tomba della famiglia dei Volumni nella Necropoli del Palazzone, una costruzione sotterranea con tetto, decorazioni e stanze divise, accogliente e ordinata come fosse una dimora reale, i defunti ritratti nelle loro urne in marmo sembrano guardarsi l’un l’altro e si ritrovano nell’aldilà in pose che celebrano la vita, la gioia e il benessere. Da sedici anni il quartiere celebra il suo passato illustre con una manifestazione storica, culturale e ricreativa che coinvolge sia gli esperti che i curiosi in un interessante incontro con il mondo etrusco.
Il tema di Velimna – Gli Etruschi del Fiume cambia ogni anno, nel 2018 è stato la Perugia Etrusca, la storia del capoluogo umbro e i monumenti che sono ancora oggi visibili, imponenti e sotto gli occhi di tutti. Anche se ci sono giunte in eredità per lo più testimonianze legate al mondo dei morti, gli etruschi erano un popolo dinamico, amante della vita, dei divertimenti e della bellezza. Acuti commercianti, artigiani raffinati del bronzo, dell’avorio ma soprattutto dell’oro, navigatori esperti e pure temerari “pirati”. Oggetti sempre più raffinati manifestavano lo status symbol delle famiglie e delle aristocrazie che nel corso degli anni iniziarono a distaccarsi dalla massa.
Enigmatici, misteriosi, magnetici ma anche belli, e goduriosi. Come non incantarsi davanti all’oreficeria di gran classe e le rappresentazioni di banchetti allegri, tra abiti colorati, acconciature sofisticate (che sarebbero ancora di moda) e fiumi di vino. E soprattutto rispetto alle usanze degli altri popoli contemporanei, la donna etrusca se la passava decisamente meglio, non era prigioniera della propria casa e poteva partecipare ai ricevimenti da protagonista.
Rasenna è il nome con il quale loro chiamavano se stessi, il termine “etruschi” nacque dopo, affibbiato dai romani, mentre i greci li chiamavano Tirreni, in onore del condottiero leggendario che ne avrebbe guidato la migrazione dall’Asia Minore all’Italia. Spuntati come funghi dal nulla oppure evoluzioni di civiltà autoctone pre esistenti nello stesso territorio? Le leggende raccontano diverse versioni, e gli storici mantengono sul tavolo diverse ipotesi sulla nascita di questo popolo così affascinante.
Il parco di Via della Scuola diviene per alcuni giorni un luogo d’incontro con la storia e basta essere un po’ curiosi per ritrovarsi catapultati in un mondo diverso. Gruppi di rievocatori provenienti da diverse città italiane erano impegnati in dialoghi didattici con i visitatori per conoscere divertendosi il mondo di questo importantissimo popolo dell’antichità. Nel pomeriggio in cui abbiamo partecipato a Velimna era possibile assistere alla fusione del bronzo, una dimostrazione delle tecniche in uso agli etruschi. L’archeologia sperimentale ritrova le radici della conoscenza antica attraverso atti pratici di produzione, per avere esperienza diretta di ciò che era possibile fare e ottenere con specifici materiali e tecnologie.
I gruppi Antichi Popoli di Firenze e i Rasenna di Cerveteri hanno proposto visite agli accampamenti e chiacchierate didattiche rispondendo alle domande dei visitatori sulla vita degli uomini e delle donne etrusche, sulla medicina, gli usi e i costumi, i divertimenti, la religione e la magia.
Gli etruschi erano estremamente fatalisti, le arti divinatorie erano in mano ai sacerdoti che interpretavano buoni o cattivi presagi. Gli àuguri traducevano il volere degli dèi osservando il volo degli uccelli, mentre gli aruspici leggevano il futuro analizzando il fegato degli animali. Alcuni dei simboli della religione etrusca li troviamo ancora oggi nel mondo cristiano, per esempio il bastone pastorale e la tiara papale tanto somigliano alla vestizione degli antichi sacerdoti.
Interessante anche osservare la tecniche di lavorazione della ceramica e il tipico bucchero nero etrusco, cotto in carenza di ossigeno. Dalla produzione del vasellame alla fusione dei metalli fino alle arti scultoree, per vedere come predevano forma i bassorilievi e i volti nelle urne cinerarie che ci hanno presentato i tratti somatici, gli abiti e le pose intense e sorridenti di tanti uomini e donne del passato.
Ogni anno Ponte San Giovanni dimentica di essere un quartiere periferico come tanti e ritira fuori il suo orgoglioso passato, il programma della manifestazione comprende eventi di vario tipo, conferenze, spettacoli, danze, esibizioni a tema e l’immancabile taverna con piatti d’ispirazione storica e non. La grande sfilata in costume serale mobilita una gran parte della popolazione, soprattutto i giovani, entusiasti di vestire per un giorno i panni dei lontani antenati.