
Dopo aver vagato tra le stradine del centro de La Habana Vieja mi sposto nei quartieri più recenti della città dove non si ammirano gli edifici in pietra dei coloni spagnoli ma i palazzi del partito, i vecchi hotel di lusso costruiti negli Anni Venti e il museo della Rivoluzione. Tra una passeggiata lungo il Malecón e una serata di musica dal vivo c’è anche tempo per un gelato in uno dei locali più amati dai cubani. E le parole di canzoni ascoltate nel tempo tornano a galla una ad una, ad ogni passo sotto al sole cocente dei larghi viali dei nuovi quartieri, La Habana Nueva.
Le contraddizioni di Cuba appaiono e riappaiono come luci al neon intermittenti. Per esempio nella storica gelateria del Vedado, Coppelia, mentre si attende il proprio turno in due file ben distinte, una per i turisti e una per i cubani, con prezzi agevolati. Gelato accessibile a tutti, si, ma anche una divisione netta tra chi può scegliere e chi invece deve accontentarsi, lasciando il passo ai portatori di profumati pesos convertibles. Il gelato poi non è che sia poi così buono, però Coppelia è un simbolo, anche se in fase di declino, nella vita quotidiana al Vedado e delle mutazioni storiche ed edilizie del quartiere.
Porque el tiempo y la memoria
Juegan juntos en nuestra historia
La Cuba Mìa – Celia Cruz
Il Vedado sono le malinconiche nenie del Gato Tuerto, voci che dalla penombra raggiungono gli ospiti lontani, seduti su tavoli con tovaglie bianche di cotone. Le canzoni tristi interpretate da una signora con i capelli cotonati, le ciglia finte e una mantella all’uncinetto. Partono le prime note di Amor del Loca Juventud, uno quei brani che richiedono d’obbligo un bel bicchiere colmo e una lacrimuccia che si tenta di nascondere, invano, tra un ritornello e l’altro.
Mueren ya las ilusiones del ayer que sacié con
lujurioso amor.
Y mueren también con sus promesas crueles la
inspiración que un día le brindé
Con candor el alma entera yo le di, pensando en
nuestro idilio consagrar.
Sin pensar que ella lo que buscaba en mí era
le amor de loca juventud.
Amor del Loca Juventud – Compay Segundo
Pochi passi più avanti una sala sembra far cadere i muri a suon di salsa e raggaetone, i giovani si accalcano e molti restano fuori, ballando direttamente sulla strada. E’ quì la festa? Si! L’Avana più bella appare dal Malecón , il lungomare chilometrico di cemento con le onde che si infrangono sul muretto e arrivano a sfiorare anche la strada nei giorni di vento forte, con i tuffi spericolati degli habaneros, la sfilata di auto d’epoca rimesse a nuovo e i gruppi di amici seduti a conversare quando scende la sera.
Calor y fuego
En La Habana
Los corazones
Se arrullan y se enamoran
Por los rincones del malecón
Y me despido llorando
Lagrimas negras
Y las maracas del tiempo
Nos embelesan
En la Habana – Nuria Fergo
Sui passi di Hemingway non si può evitare un giro al Floridita, il piccolo locale dove lo scrittore andava a bersi il suo Daiquiri, diventato oggi una specie di museo a Hemingway, con la sua statua ridente appoggiata al bancone del bar e tante foto appese. Un filo conduttore fatto di parole attraverso Hemingway ha collegato gli Stati Uniti a Cuba, e in particolare la Florida, luogo dove molti cubani sono emigrati negli anni in cerca di fortuna. Due nazioni divise da un rapporto sempre sul filo del rasoio che solo ultimamente sembra ammorbirsi. Molti se ne andarono, alcuni impararono a vivere meglio, altri finirono dalla padella alla brace. Come in tutte le storie l’inchiostro del finale è sempre un pizzico di fortuna.
Un Mar de recuerdos
Azota mi mente
De pueblos y gente
Que yo he conocido
Curioso destino
Que aún me separa
De mi tierra adorada
Que no veo desde niña
Cuba Libre – Gloria Estefan
Il Capitolio, con il suo cupolone bianco è il simbolo della città degli Anni Venti e la sua architettura classica, ispirata al Campidoglio di Washington (ma più grande) stona un po’ con tutto il resto. Tra i suoi alti e bassi, crisi e riprese, Cuba non ha ancora perso la sua spontaneità, lo strappo alla regola che fa la regola e il suo proverbiale ottimismo, a volte anche difficile da credere, quel tratto che la rende davvero unica agli occhi del mondo.
Le grate di metallo dipinto alle finestre, i murales con temi della rivoluzione, le canzoni patriottiche che come un lamento si levano nell’aria, un tocco nostalgico che risveglia l’ideale romantico della resistenza cubana, dei suoi leader, delle avventure militari e del coraggio. Il volto ribelle e affascinante del Che, l’eroe che non ha avuto il tempo di invecchiare e scendere di popolarità, un viso che è rimasto bloccato al tempo della gioventù e delle audaci imprese. Ai primi giri di chitarra di Hasta Siempe, qualunque sia il colore delle proprie idee, rosse, blu, oppure gialle, bisogna esser pietre per non commuoversi almeno un po’.
Seguiremos adelante
Como junto a tí seguimos,
Y con Cuba te decimos:
Hasta siempre comandante
Hasta Siempre – Buena Vista Social Club
Da turisti è d’obbligo una sosta a Piazza della Rivoluzione, famosa per il profilo di Che Guevara tracciato tipo linea di pennarello sulla facciata di uno dei palazzi. A pochi passi da lì anche il monumento allo scrittore José Martí e il volto di un altro eroe nazionale: Camilo Cienfuegos.
Anche se c’è da fare qualche chilometro da lì consiglio una visita al Museo delle Rivoluzione per curiosare tra le teche di vetro e scopire i cimeli del passato, dai manifesti della propaganda alle divise indossate, le cere di Fidel e del Che, quadri e foto d’epoca. Nel giardino si trovano arei e carri armati usati nella celebre Battaglia della Baia dei Porci, dove nel 1961 gli americani vennero sconfitti nel loro intento di attaccare Cuba e rovesciare il Líder Máximo. Il museo sia all’interno che all’esterno è molto bello, un palazzo monumentale che sembra staccato e preso in prestito dal centro storico di una città europea. Da vedere.
En la sangre de mi pueblo en su cuerpo estaré yo
Oye mi son, mi viejo son
tiene la clave de cualquier generación
en el alma de mi gente, en el cuero del tambor
en las manos del congero, en los piés del bailador
yo viviré, ahí estaré
Yo vivirè – Celia Cruz
Girando per le vie della città nuova mi tornano in mente le disavventure di Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi in Facciamo Fiesta, un film del ’97 che oggi apparirà pure un po’ datato ma è sempre piacevole da riguardare. Due tipi di italiani in viaggio a Cuba, c’è lo spavaldo e l’ipocondriaco, uno crede di conoscere tutto, l’altro ancor prima di partire vorrebbe tornare a casa. Tra le loro storie si intreccia una specie di documentario di viaggio in cui appaiono i paladar, i venditori tuttologi e la santeria, oltre che una critica agli italiani all’estero troppo spesso immischiati in situazioni sbagliate.
Con la morte di Fidel adesso Cuba si trova a un bivio, il suo aspetto è destinato a cambiare, lentamente o rapidamente questo sarà da vedere. La positività e l’esuberanza di Cuba sono contagiosi ma a volte mi pare che l’ottimismo a tutti i costi diventi quasi una necessità, una fissazione, una crema protettiva. Senso di comunità, predisposizione ad arrangiarsi e quella voglia di voler chiudere gli occhi e accendere la radio di fronte ai problemi, tra caratteristiche che colpiscono chi va a Cuba la prima volta e ha portato con sé nella valigia tutti i brutti pensieri e i grigiori accumulati durante l’anno. Te lo urlano le canzoncine, te lo suggerisce la gente e pure gli slogan. Rilassati e non fare lo stitico… lascialo andare un sorriso, dai.
Ay, no hay que llorar
Que la vida es un carnaval y es más bello vivir cantando
La vida es un carnaval – Celia Cruz
CHE NE PENSI? Se il post ti è piaciuto, se hai domande oppure ho dimenticato qualcosa, lascia un commento. Sarò lieta di rispondere.