
Poco distante dalla bellissima città di Cuenca si trovano le rovine di Ingapirca, un sito archeologico molto interessante e fuori dalle rotte del turismo di massa. Se vi recate a Ingapirca vi capiterà di trovarvi praticamente da soli a passeggiare tra i resti di un antico mondo, una sensazione che di certo non potrete provare tra i più famosi monumenti incas del Valle Sagrado peruviano.
Mura Inca è la traduzione del suo nome in lingua quechua, ma l’area era abitata inizialmente dal gruppo etnico Kañari, antica civiltà precolombiana la cui capitale era Tumebamba (oggi Cuenca), poi conquistati dagli Incas. Il sito di Ingapirca venne annesso all’impero incaico anche in seguito al matrimonio dell’imperatore Túpac Yupanqui con una principessa Kañari, le due civiltà cominciarono a convivere, fondendosi poi in un’unica popolazione con due culture. Appena entrati nel sito a catturare subito lo sguardo sono le rovine del Tempio del Sole, una costruzione molto particolare per la sua forma ellittica, inconsueta nell’architettura Incas. Le pietre usate per erigerlo sono di origine vulcanica e perciò sono di diverso colore e con sfumature che si accendono quando il cielo è sereno. Il tempio è stato costruito in modo che il sole possa entrare per la porta della camera più interna del Castillo, illuminandola, durante i solstizi.
Poco distante al Tempio del Sole costruito dagli Incas si trova il Tempio della Luna, già esistente nella precedente civiltà nativa. La società Kañari era prevalentemente matriarcale e venerava la Luna, in contrasto con l’organizzazione dell’impero Incas, di tipo patriarcale, e con culti dedicati al Sole. La cosa interessante è che, seppur nelle differenze, le due culture riuscirono a convivere una a fianco dell’altra senza annullarsi. Gli Incas, conquistatori della città, si aggiunsero ma non cancellarono ciò che c’era prima, un esempio di rispetto, una convivenza pacifica tra due diversi modi di vivere la vita spirituale e temporale.
Nel sito si può anche vedere una porzione della strada incaica e anche la campagna che circonda il sito è molto affascinante, con colori smeraldini e un cielo d’azzurro intenso e nuvole. Si possono osservare anche dei terrazzamenti usati per l’agricoltura, dei depositi per il grano e fortificazioni militari. Oggi ci restano solo tante rovine immerse nel verde ma un tempo le città e i luoghi sacri incas facevano parte di un impero ricco e notevolmente attivo, che abbracciava diversi stati dell’America, dal Sud della Colombia al Nord dell’Argentina.
Pure ad Ingapirca come in altri siti Incas non mancano acquedotti e canali di irrigazione. L’acqua era importantissima per lo sviluppo delle città e dei luoghi sacri, non solo per garantire vita, agricoltura e pulizia, ma anche perchè era elemento essenziale nei riti religiosi. L’acqua pulita e sgorgante garantì benessere e protezione, una benedizione divina e il modo per avvicinarsi alla purezza del corpo e dell’anima. Con l’acqua si poteva anche misurare il tempo, per esempio ad Ingapirca sono ancora visibili delle pietre con degli strani fori, erano un prototipo di calendario lunare. In ognuno dei buchi veniva messa dell’acqua, che rifletteva in modo diverso l’immagine della luna nel corso del mese.
In prossimità del tempio si trovava anche un complesso residenziale per le Vergini del Sole, ragazze che lasciavano le proprie famiglie da bambine per vivere come sacerdotesse sotto la supervisione di una specie di “madre badessa” : la Mama Cunas. Le fanciulle dovevano apprendere alcuni rituali religiosi, imparare a tessere gli abiti per l’imperatore, e (un po’ come le vestali nell’antica Roma) avevano il compito di mantenere acceso il fuoco sacro. Una volta adulte andavano in spose ad alti dignitari dell’impero.
Pur non essendo la prima immagine che salta alla mente pensando alla civilità Incas il sito di Ingapirca è sorprendente, ed è una tappa che consiglio a tutti di aggiungere in un programma di viaggio in Ecuador. Si tratta infatti del sito precolombiano più importante del Paese, connesso a Cuenca anche con bus locali e facile da visitare in un giorno andata e ritorno.