
Otavalo non è una città con un mercato. Otavalo è un mercato con una città.
Immenso, grandissimo, con una varietà assurda di merce, colori, sapori e suoni. Un via vai pittoresco di cose e persone sotto a un sole fortissimo che brucia le guance, mentre il vento fresco ti fa tirar fuori dalla borsa il maglioncino. Il mercato di Otavalo è talmente grande che non si vede più neanche il centro abitato, si fatica a capire dove sia la piazza principale, quali siano le case della gente e quali invece i negozi che tirano fuori oggetti direttamente sulla strada.
Distante appena due ore dal centro di Quito, e collegata benissimo con numerosi e frequenti autobus, Otavalo è un’attrazione per i turisti ma soprattutto un luogo di shopping sia per gli abitanti della Capitale che dei villaggi circostanti. Si trova praticamente di tutto e l’intero centro del paese, ogni sabato, diventa una vetrina per esporre e mercanteggiare. Le diverse comunità indigene si incontrano e si riuniscono, scambiandosi le proprie produzioni agricole o artigiane. E il baratto fu per secoli l’unico metodo per vendere e comprare il necessario senza l’uso di alcuna moneta. Oggi di certo a Otavalo girano le banconote, e anche alcuni articoli realizzati ad hoc per i turisti, ma tra agricoltori e allevatori del posto c’è ancora chi pratica lo scambio reciproco, non senza una buona discussione e contrattazione.
Le donne indossano il loro costume tradizionale, alcune hanno il cappellino, altre una coda intrecciata con nastri tessuti al telaio e pon pon. L’abito classico delle donne di Otavalo è composto da una camicetta con collo e maniche di merletto, normalmente bianca con dei ricami, e una gonna blu scura lunga, decorata con passamanerie e tenuta stretta in vita con delle cinte variopinte. Un contrasto tra il bianco e il blu dell’abito base e i dettagli sgargianti dei ricamini, dei merletti e dei dettagli tessuti al telaio che raccontano ancora oggi del sostrato precolombiano e dell’importanza dei colori. Guardando gli abiti delle donne si può intuire se vivono in città o vengono da altri paesi e gruppi etnici. Gli uomini hanno invece dei pantaloni bianchi e corti, un poncho blu e si lasciano crescere i capelli che legano in lunghe trecce.
Non è un caso che la piazza più importante della città si chiami proprio Plaza de los Ponchos. Gli Otavaleños sono eccellenti tessitori e ricamatori, dalla tradizione delle civiltà antiche l’arte si è tramandata nelle famiglie ed è stata anche sfruttata per fini commerciali dai colonizzatori spagnoli, i quali rimasero impressionati dall’abilità degli artigiani e dalla qualità dei prodotti. A lungo gli indigeni vissero in schiavitù ma dopo l’affrancamento dalla Spagna, e la nascita della nuova nazione, molti iniziarono a creare le proprie cooperative e per la prima volta a trarre beneficio economico dai lavori artigianali.
Strani oggetti che si ritrovano in più punti sono le maschere di cartapesta raffiguranti mostri, personaggi di fantasia o caricature di personaggi famosi o politici. Sono dipinte a mano e si indossano durante feste in costume, che non necessariamente cadono nel periodo di Carnevale ma possono celebrarsi in qualunque periodo dell’anno e sono strettamente legate alle tradizioni indigene, e anche ai rituali precolombiani per scacciare la malasorte celebrando il risveglio della vita.
Ci sono anche diversi banchi di calzature, dove sono esposti perlopiù i sandali locali, intrecciati di paglia o con punte di tessuto e suole di fibra vegetale. Nel mercato più corsie sono dedicate alla frutta e alla verdura, con tante tipologie introvabili in Europa e dei profumi davvero invitanti. C’è anche chi preparara frullati e succhi che si possono consumare camminando, insieme alle empanadas, calde, fredde e pure dolci, con un formaggio molle e una cioccolata amara, in un contrasto molto gradevole. La città, seppur nascosta dalla marea di banchi, tende e tendine, non sembra particolarmente interessante ma ci sono dei giardini per riposarsi all’ombra e qualche edificio pubblico si fa notare in mezzo ad edifici semplici, ad un solo piano.
A rendere Otavalo un luogo affascinante e speciale sono le persone che lo popolano, che transitano, che lo visitano ogni giorno, le comunità indigene con i loro costumi, i loro gioielli, le diverse pettinature e chissà quante storie da raccontare. La cultura indigena più viva che mai, vibrante, carica di volti e di colori, di profumi della terra e di sorrisi.