
I centri storici coloniali del Sud America si somigliano sempre un po’ tutti. In parte è vero, ma ad Arequipa non si ha mai la sensazione di aver già visto ogni angolo dopo dieci minuti di passeggiata. Arequipa è una città stupenda, complessa, ricca di storia e circondata da paesaggi suggestivi e inquieti, la sorvegliano vulcani e foreste, al mattino una nebbiolina sottile la copre e durante il giorno il sole splendente fa uscire fuori uno ad uno tutti i suoi colori. E tra tutte le tinte possibili il bianco cangiante delle pietre dei suoi monumenti.

Il luogo più famoso della città è senza dubbio il monastero di Santa Catalina, una città nella città, praticamente un borgo fortificato in pieno centro dal quale le giovani aristocratiche entravano appena adolescenti per non riuscire mai più. Nonostante la bellezza del luogo e i colori sgargianti il destino di tante ragazze fu scritto tra quei cortili apparentemente pieni di vita e di energia.

Una reclusione che nella maggior parte dei casi non nasceva da vocazioni spirituali ma dal volere della famiglia, le novizie provenivano da ricche famiglie spagnole che pagando una retta annuale lasciavano le giovani nel convento tutta la vita. Piazze, archi, strade, vicoli e percorsi ricoperti di pietra, vie con i loro nomi precisi che spesso richiamano luoghi della Spagna, come Calle Sevilla, Cordoba e Burgos. Ci sono fiori, alberi d’arancio e archetti come nei borghi andalusi, un modo per sentirsi meno lontane dalla propria terra d’origine e identità.

Visitarlo oggi genera dei sentimenti contrastanti, la pace e la bellezza, la cura meticolosa delle architettura, ma anche un senso di pesantezza nel cuore. Muri dalle tinte sgargianti, patios e fiori camuffano la spoglia solitudine delle celle. Tra il refettorio, cortili e cucine, troneggia sugli archi la scritta “Silencio”. In una delle sale comuni c’è pure un’inquietante parata di carri funebri, l’unico mezzo sul quale le suore si allontanavano per sempre dal monastero. Accanto una macabra collezione di dipinti. Le uniche immagini rimaste di tante donne del convento sono i ritratti eseguiti dopo la loro morte (non era infatti concesso che una suora si facesse ritrarre mentre era in vita).

Fondato da Suor Ana de los Ángeles nel 1579 dietro un ingente lascito di una nobildonna, venne eretto per ospitare le suore dominicane di Santa Caterina da Siena, il convento è una costruzione complessa e articolata come un villaggio, con stili che richiamano i borghi spagnoli. Il sito è entrato dal 2008 nella lista del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco ed è stato recentemente restaurato (i terremoti del 1958 e del 1960 lo avevano in gran parte danneggiato).

Arequipa è conosciuta anche come la città bianca perchè molti dei suoi monumenti sono stati costruiti con il sillar, una pietra vulcanica dall’aspetto immacolato e splendente sotto i raggi del sole. Il suo nome deriva dall’espressione quechua “arequipai” che significa “fermatevi”, un invito che è difficile non accogliere, ed è inevitabile prolungare lo sosta in questa città. Arequipa è anche il punto di partenza per le escursioni di due o tre giorni al Canyon del Colca a Chivay e al Parco Nazionale Aguada Blanca, tutte tappe imperdibili per i viaggiatori.

Nel centro storico della città si respira il baracco italiano, il plateresco spagnolo e i colori sacri e terapeutici della cultura indigena, un incontro scontro tra modi di vivere, costumi e tradizioni che negli anni si sono modificate ma mai sparite. Se arrivate ad Arequipa da Lima di certo inizierete a sentire i primi giramenti di testa dovuti dall’altitudine. L’aria è fresca e l’atmosfera idilliaca, è una città benestante e molto ordinata. Ma si tratta di una calma apparente, basta salire su un terrazzo per scorgere un panorama fantastico quanto inquietante, Arequipa è letteralmente circondata da vulcani! Il Misti (da cui nasce il Rio delle Amazzoni), il Chachani e il Pichu Pichu vegliano silenziosi (almeno si spera) sulla bianca città peruviana.

Passeggiare per Arequipa è molto appagante, la città è pulita, sicura e anche gli abitanti sono molto accoglienti con i turisti. Tra gli edifici coloniali spicca la cattedrale di un bianco splendente, e la bella fontana tra le palme, proprio davanti ad una lunga fila di eleganti portici colmi di negozi, ristoranti e caffè. La Cattedrale sarà grande e imponente ma non sottovalutate la bellezza del complesso dei Gesuiti (Iglesia de la Compañía), un vero gioiello barocco con raffinate sculture di pietra che richiamano il mondo della natura: conchiglie, foglie, fiori che si intrecciano dando vita a squisiti ricami.
