
Lima è oggi la capitale di uno stato, Cuzco lo è stata ieri, ma di un impero. Una città intera Patrimonio dell’Umanità e circondata da siti archeologici che si perdono nel verde. La bellezza di Cuzco è ancora più evidente dall’alto, quando il panorama completo ne svela la raffinatezza e i ricordi del suo passato. Cuzco è la chiave di volta della storia del Perù, il cuore della sua cultura, la porta d’accesso alle Ande e ai suoi meravigliosi tesori, il Macchu Picchu e il Valle Sagrado, dalla sua stazione partono i suggestivi treni della Perù Rail che attraversano la Cordillera tra scenari incredibili che resteranno nella memoria dei viaggiatori per tutta la vita.
Cuzco, creduta l’ombelico del mondo dagli incas, è una città barocca dagli equilibri squisiti, museo a cielo aperto e manifestazione tangibile del sincretismo religioso che per secoli ha affiancato, sovrapposto e trasfigurato le immagini e le tradizioni della cultura india con i nuovi culti giunti dalla Spagna. Un luogo multistrato dalle tante anime, solo la punta dell’iceberg è visibile il resto appare poco a poco, come frammenti di un bicchiere di vetro rotto in un tappeto di belle case. Cuzco finge di essere una città coloniale spagnola ma tradisce una sua identità più antica, chiese e palazzi barocchi si ergono sopra alle fondamenta dei templi e antiche residenza reali, passeggiando lungo la città le sue mure di pietre perfettamente incastrate sono ancora lì, e si integrano perfettamente con tutto il resto.
Divertitevi a ricercare la pietra dai dodici angoli, incastonata nel muro incaico del palazzo Hatunrumiyoc, oggi parte delle fondamenta della nuova città, secondo la leggenda è responsabile della solidità del muro, che, nel caso in cui venisse sottratta, non riuscirebbe a restare in piedi. In realtà la magia di queste antiche mura possenti è nell’impeccabile e meticolosa tecnica costruttiva Incas, ogni pietra era tagliata in modo da incastrarsi perfettamente con le altre, e le mura si alzavano robuste senza il bisogno di alcun materiale che agisse da legante. Un mosaico che lascia a bocca aperta ancora oggi.
La sua Plaza de Armas non è una delle tante ma è stato il teatro della morte di Tupac Amaru II, l’eroe della resistenza indigena che si dichiarò discendente dell’ultimo vero imperatore Inca Tupac Amaru. Anni prima lo stesso luogo fu testimone anche del trionfo di Pizarro, un giovane di umili origini divenuto conquistador che mise in ginocchio l’impero incaico, uno dei tanti fuggiti dalla Spagna per inseguire la gloria nel “nuovo mondo” ma che finì per diventare il responsabile della conquista del Perù e dei suoi tesori.
Il Convento di Santo Domingo si erge sulle rovine del più grande santuario inca della città, quello dedicato a Inti, il dio del sole, il tempio di Korichanga secondo la leggenda era completamente rivestito di lamine d’oro ed era l’epicentro dell’Impero Incas e della sua spiritualità. Quando l’imperatore Atahualpa venne catturato gli spagnoli chiesero in riscatto un’enorme quantità di oro e preziosi, materiali che vennero presi proprio dal tempio del sole, e fusi, per essere consegnati ai conquistadores. Ma il sovrano non tornò mai nel suo impero nonostante il pagamento della cauzione, i rapitori non mantennero la promessa e dopo aver intascato i tesori lo uccisero. Ciò che resta oggi sono solo rovine, inglobate però all’interno del complesso monastico e di una stupenda chiesa barocca, riconoscibile anche da lontano.